(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 89

 

 

ANIMA LATINA[1]

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            La Repubblica Cooperativa della Guyana, un tempo nota come Guyana Britannica è una piccola nazione dell’America Meridionale il cui territorio è per l’80% costituito da foreste tropicali. Confina a nord con l’Oceano Atlantico, a ovest con il Venezuela, ad est con il Suriname e a sud col Brasile.

            Nessuno si ricorda che esiste e questo lo rende un perfetto punto di passaggio per traffici più o meno oscuri.

            L’uomo e la donna seduti ad un tavolino esterno di un bar della capitale Georgetown potrebbero passare per turisti nordamericani o europei in cerca di colore locale ma ovviamente sono molto di più.

            Lui, alto, capelli ed occhi castani, sguardo intenso e attento, fisico asciutto ed atletico, si chiama Richard Mason ma nei ristretti circoli dei servizi segreti è più conosciuto come l’Agente. Conosce bene l’America Latina: in tempi più o meno recenti ha perfino contributo ad abbattere un paio di governi corrotti e dittatoriali ma è una cosa che preferisce non pubblicizzare troppo. Nel suo tipo di lavoro meno gente conosce il suo nome e la sua faccia e meglio è per lui.

            Lei è una mutante mutaforma il cui colore naturale della pelle è blu e che è spesso coinvolta in faccende di dubbia moralità e legalità. No: non stiamo parlando di Mystica, attualmente impegnata in altri affari.[2] Il nome della ragazza è Vanessa Carlysle, ma è più conosciuta come Copycat. In questo momento il suo aspetto è quello di un’americana bionda che indossa una camicetta annodata all’altezza del seno, pantaloncini corti e stivali e che sorseggia con impegno una bibita fresca.

-Vorresti, per favore, dirmi quanto ancora dovremo aspettare? Sto cominciando ad annoiarmi.- dice.

            Rick Mason scrolla le spalle e risponde:

-Finché non arriverà l’uomo che stiamo aspettando. Un’attesa che è appena finita direi.-

            Con un lieve cenno del capo indica un uomo vestito di bianco con occhiali scuri sul viso e un cappello Panama in testa che nella mano destra stringe una valigetta ed attraversa rapidamente la piazza.

-Tocca a te ora.- dice alla ragazza.

            Vanessa si alza in piedi e si mette alle calcagna dell’uomo. Mentre girano un angolo, il suo aspetto è divenuto quello di una ragazza dai lunghi capelli neri e i lineamenti indios che indossa un vestito che le lascia scoperte le spalle e mocassini di stoffa ai piedi.

 

            Il jet con il logo della Justice Inc. sulle fiancate e sulle ali ha ormai superato i confini del Dabar ma i caccia di quella piccola nazione africana non solo non hanno mollato l’inseguimento ma sono stati affiancati da altri con le insegne del Mbangawi.

            La voce del Presidente di quella nazione, Joshua N’Dingi, noto anche col soprannome di Dottor Crocodile, risuona dalla radio di bordo all’interno del jet inseguito:

<<Vi avevo detto che non mi sareste sfuggiti, ricordate?>>

-Io avverto te, N’Dingi: se questo aereo sarà abbattuto dai tuoi aerei o se consentirai a quelli del Dabar di farlo, questo sarà inevitabilmente considerato un atto ostile contro lo Zilnawa e la mia nazione ha risorse sufficienti per una rappresaglia che non dimenticheresti tanto facilmente.-

            A parlare è stato un uomo di colore di circa 35 anni dal fisico di un quarterback, cosa che, in effetti, è stato all’università, che sfoggia una barba nerissima, curata e folta, il suo nome è Abner K’auna ed è il Presidente dello Zilnawa, una piccola ma agguerrita e tecnologicamente avanzata nazione dell’Africa Meridionale.

<<Tanto peggio, K’auna.>> ribatte Crocodile <<Sono andato troppo avanti per fermarmi adesso. Abbatterò questo dannato aereo e poi lancerò un attacco preventivo contro la tua nazione prima che abbiano notizia della tua morte e di quella dei Campioni.>>

            Alla guida dell’aereo il capo missione, l’enigmatico avventuriero noto solo come Paladin, affiancato come copilota dal massiccio M’Baku, l’Uomo Scimmia, cerca di ignorare la minaccia.

            Non solo il jet è protetto da un campo di forza che dovrebbe reggere quanto basta, ma al di fuori Midnight Sun e Capitan Ultra stanno efficacemente rallentando l’attacco aereo. Se anche il resto dei Campioni fosse in piena forma invece di essere debilitato dalla lunga prigionia in animazione sospesa nelle segrete del Dabar, non ci sarebbe storia: per i caccia inseguitori sarebbe la fine in poco tempo. Purtroppo le cose stanno diversamente.

-Lo schermo difensivo è andato.- annuncia, cupo l’Uomo Scimmia.

            Paladin sospira. Sapeva che sarebbe successo presto o tardi ma sperava di avere un po’ più di tempo. Ora solo la manovrabilità del jet potrà salvarli dai missili nemici.

            Sente una botta sull’ala destra. Possibile che li abbiano già colpiti? No, non può essere: l’impatto non è stato abbastanza forte. Una telecamera informa Paladin che Midnight Sun è appena atterrato sull’ala sorreggendo uno stremato Capitan Ultra. Dovrebbe farli entrare? si chiede.

            Un attimo dopo la questione diventa accademica perché davanti a loro appare un’altra ventina di caccia.

            È finita, pensa amaramente Paladin. Al suo fianco M’Baku scoppia a ridere. Paladin si chiede se sia impazzito poi nota le insegne sugli aerei e sorride.

            Una voce risuona stentorea attraverso la radio in un Inglese ottimo, appena un po’ scolastico:

<<Attenzione caccia del Dabar e del Mbangawi, parla il Colonnello N’Komi dell’Aviazione Reale Wakandana Avete sconfinato nello spazio aereo wakandano e se non farete dietrofront entro due minuti, darò ordine di abbattervi senza ulteriore avviso.>>

            Paladin sospira ancora, ma stavolta di sollievo. Non si era nemmeno accorto di essere riuscito nel suo intento.

            Alle sue spalle sente K’auna rivolgersi via radio al Dottor Crocodile:

-Allora, N’Dingi, sempre pronto a correre il rischio?-

            C’è un attimo di silenzio poi arriva la risposta:

<<Non finisce qui.>>

-Ne sono certo.- è il commento di K’auna.

            I caccia del Dabar e del Mbangawi invertono la rotta e superano il confine del Wakanda scortati dai jet di quella nazione.

            La voce del Colonnello N’Komi risuona ancora:

<<Jet della Justice Inc. ci segua: i suoi passeggeri sono attesi a Central Wakanda.>>

-Saremo lieti di accettare la vostra ospitalità, Colonnello.- risponde, soddisfatto, Paladin.

 

            Solo pochi minuti prima le sirene d’allarme sono risuonate all’interno del castello del Generale Nguyen Ncoc Coy ed il suddetto esule vietnamita nonché Signore del Crimine di Madripoor è balzato in piedi esclamando:

-Cosa sta succedendo?-

            Istintivamente ha parlato in Vietnamita ma l’uomo dalla pelle metallica e dorata seduto davanti a lui non fa fatica ad indovinare cos’abbia detto e risponde:

-Suppongo che il mio amico Daken abbia dato il via all’invasione di questo posto .-

-Cosa?-

            L’uomo, il cui vero nome è Mark Raxton ma che è meglio conosciuto come Molten, si alza di scatto ed abbatte due guardie con i suoi pugni metallici. Altre Guardie gli sparano ma i proiettili rimbalzano sulla sua pelle rinforzata.

-Addio ad un bel vestito fatto su misura.- sospira Molten mentre si spoglia e contemporaneamente carica le guardie rimaste.

            Ha appena abbattuto l’ultimo scagnozzo che si accorge che Coy è fuggito da un passaggio segreto la cui porta, per la fretta, ha lasciato semiaperta.

-Vuol proprio rendermi le cose difficili.- borbotta Mark Raxton infilandosi a sua volta nel passaggio.

 

 

2.

 

 

            Tokyo, capitale del Giappone. Un motociclista vestito di nero il cui volto è coperto da un casco integrale dello stesso colore sta seguendo una limousine che porta cinque passeggeri dall’aeroporto Haneda verso il centro cittadino.

            Non è passato molto tempo da che è cominciato l’inseguimento, che dall’alto di una vicina palazzina una donna giapponese dai capelli corti che indossa un’aderente calzamaglia scura salta colpendo il motociclista con un calcio a piedi uniti.

            La moto piomba pesantemente a terra. C’è uno strombazzare di clacson mentre i veicoli in circolazione fanno manovra per evitarla.

            Sia il guidatore che colei che lo ha aggredito sono professionisti che sono usciti dalla caduta senza danni apparenti. Lui si è rapidamente sfilato dalla moto evitando di esserne travolto e rimettendosi in piedi; lei ha fatto un doppio salto mortale ed è atterrata sui talloni.

            In molti giudicherebbero quello che ha fatto come qualcosa di più che temerario, userebbero termini come: “folle”, “pazzo” ed altri anche meno benevoli ma la donna di nome Yukio è abituata a gettarsi in imprese ancora più folli.

            Adesso lei ed il suo avversario si fronteggiano nelle pose tipiche dei praticanti delle arti marziali squadrandosi in attesa della prima mossa.

-Hai un nome, bello?- chiede la spericolata ninja.

            Nessuna risposta e lei aggiunge:

-Tipo forte e silenzioso eh? Proprio l’uomo che fa per me.-

            L’uomo scatta improvvisamente sferrando un calcio laterale ma lei lo evita e salta reagendo con un altro calcio che l’altro a sua volta evita scartando di lato.

            È abbastanza ovvio per Yukio che l’uomo di fronte a lei sia un vero esperto delle arti marziali e quel che accade dopo ne è la prova.

            Lo scontro prosegue in modo decisamente equilibrato: l’addestramento di entrambi i contendenti è eccellente e solo un errore di uno consentirebbe all’altro di prevalere ed è ciò che accade: Yukio scopre per un attimo la guardia e l’altro ne approfitta per sferrarle un pugno verticale che la fa cadere.

            Il suono di sirene in arrivo lo fa desistere da ulteriori attacchi. Rimette in assetto la moto, balza in groppa e si infila di nuovo nel traffico.

            Senza un solo attimo di esitazione Yukio gli corre dietro tuffandosi tra le auto. Se ne trova davanti una e, ancora una volta senza esitare, spicca un salto atterrando sul cofano della vettura. Da lì balza sul tetto e ripete l’operazione con l’auto alle sue spalle e di seguito con le due successive finché si rende conto che il suo avversario è ormai troppo lontano. Con una doppia capriola raggiunge il ciglio della strada.

            Se non altro, pensa, ha impedito a quel tizio di seguire gli agenti del MI6. Chiunque fosse, ha la sensazione che lo rivedrà presto.

 

            Un laboratorio segreto dell’A.I.M. proprio sotto il complesso industriale nei pressi di Berlino che lei e la sua squadra hanno appena invaso.[3] Il loro committente lo sapeva? E se sì, perché non glielo ha detto? La donna di nome Shock odia i misteri e qualcuno dovrà rispondere ad un po’ di domande una volta che avranno lasciato questo posto, dando per scontato che ci riescano.

            Guarda Thundra che procede come una schiacciasassi e poi si rivolge agli altri membri della squadra:

-Che aspettate? Andiamole dietro.-

-Agli ordini, Mein Fuhrer.- replica con tono irriverente la ragazza che si fa chiamare Skein.

            Shock le rivolge un‘occhiataccia resa ancora più sinistra dal suo volto simile ad un teschio, poi si avvia di corsa lungo il corridoio seguita da Skein, Siena Blaze ed Elettro-Onda. Raggiungono Thundra giusto in tempo per vederla colpita da un raggio che esce da una porta davanti a loro.

-Sono pessimista se dico che mi sa che le cose si stiano facendo difficili?- commenta ancora Skein.

            Nessuno le risponde.

 

            Seduta ad un ristorante vicino alla sede della Rand-Meachum Miranda Rand riflette sulle svolte che ha preso la sua vita ultimamente.

            Anche se sono parecchi mesi che vi abita, New York continua a sembrarle qualcosa di estraneo. Esteriormente può anche apparire come un’americana di quelle che chiamano WASP[4] coi suoi capelli biondissimi, gli occhi azzurri e l’incarnato chiaro ma è una vera figlia di K’Un L’un e la Grande Mela è per lei un territorio sconosciuto quanto e più delle jungle intorno a quella della leggendaria città, un dove dimorano coloro che l’hanno tenuta prigioniera per anni.

-Le dispiace se mi siedo con lei, Miss Rand? Odio mangiare da sola.-

            Al suono di quella voce Miranda alza gli occhi per trovarsi davanti una donna attraente dai capelli neri che indossa un abito lungo fino al ginocchio e senza maniche. Per un istante la giovane rimane interdetta poi riconosce la sua interlocutrice: l’ha incontrata il giorno prima,[5] è la figlia di Jeryn Hogarth, il legale di famiglia, figlia di cui lui non aveva mai parlato. Si chiama Jeri in barba all’originalità.

-Prego, Miss Hogarth, anche io odio mangiare sola.- risponde cortesemente Miranda.

            Jeri Hogarth si siede e sorridendo aggiunge:

-Ti prego, chiamami Jeri. Posso chiamarti Miranda, vero?-

-Certo, perché no?-

-Mi riesce difficile credere che una bella ragazza come te si ritrovi sola. Possibile che non ci sia un fidanzato o qualcosa di simile? Dovresti avere almeno un bel po’ di pretendenti.-

            Sta flirtando con lei? Si chiede Miranda. Jeryn non le ha detto che a sua figlia piacciono le donne. Ripensandoci, non le ha detto niente di lei. Anche il fatto che pure lei è un avvocato l’ha saputo da lei stessa durante il loro primo incontro.

-Nessun fidanzato al momento…- risponde Miranda -… anche se ogni tanto esco con un uomo.-

            Un modo un po’ vago per descrivere la sua relazione con John Aman[6] ma non gliene vengono in mente altri.

-Posso farti un’altra domanda indiscreta? Tu parli un ottimo Inglese ma il tuo accento non è di New York…-

-Ho vissuto in Cina per quasi tutta la mia vita… con la famiglia di mia madre potremmo dire.-

-Oh, questo sì che è interessante. Potremmo approfondire la questione magari una delle prossime sere a cena.-

            Sì, pensa Miranda, Jeri sta decisamente flirtando con lei.

 

 

3.

 

 

            La giovane donna dai capelli rossi scende da un furgone nero ed entra in un magazzino ed ha fatto pochi passi che si ritrova una lama appoggiata alla gola.

-Non si preoccupi, Sergente Cole…- le dice una voce di donna con uno strano accento -… se avessi voluto ucciderla, sarebbe già morta.-

-Il mio cognome è Cole-Alves...- ribatte la donna -… e non sono affatto sicura che saresti riuscita ad uccidermi, chiunque tu sia.-

Fidati, Rachel…- dice una nuova voce femminile anche lei accentata -… la sola killer internazionale più micidiale di Elektra sono io.-

            Dalle tenebre davanti a lei emerge una donna che indossa una calzamaglia verde sgambata.

-Suspiria?- esclama Rachel Cole-Alves -Ci sei di mezzo anche tu? Cos’è, un’altra missione di Fury?-

-Oh, non dubito che il vecchio Nick sappia quello che io ed Elektra stiamo combinando ma non stiamo lavorando per lui, non direttamente almeno- risponde la killer italiana nota solo come Suspiria.

            Nel frattempo l’altra donna ha tolto la lama dal collo di Rachel che esclama:

-Hai detto Elektra? Ho sentito di una Greca, Elektra Natchios, che era accusata di essere una killer ma non hanno trovato le prove per condannarla. Saresti tu?-

            Elektra si mette di fianco a Suspiria e risponde:

-Così dicono.-

-Beh, di certo hai un gusto pessimo nel vestire. Ora volete dirmi che volete da me?-

            È Suspiria a rispondere:

-Ricordi il Consorzio Ombra? Se ti dicessi che abbiamo bisogno dell’aiuto tuo e delle tue… amiche per distruggerlo definitivamente che mi risponderesti?-

-Che la cosa mi interessa: il Consorzio Ombra era dietro all’attentato in cui è morto mio marito, mi hanno detto.[7] Che dovremmo fare io e le altre?-

            Stavolta è Elektra a rispondere con un lieve sorriso:

-Una cosa molto semplice: morire.-

 

            Sul ponte di uno Yacht molto lussuoso che naviga nel Mar dei Caraibi, sta seduto un uomo che veste un costume azzurro ed i cui lineamenti sono celati da un cappuccio dello stesso colore che lascia scoperti solo gli occhi e su cui è stampato il disegno di un ragno bianco.

            L’uomo in questione guarda la donna in piedi davanti a lui: lunghi capelli neri, occhi scuri ed intensi, carnagione olivastra, indossa una tunica bianca con una profonda scollatura e spacchi laterali che arrivano alle cosce, all’altezza dei gomiti, bracciali a forma di serpente.

-E così vorresti lavorare per me, Aspide?- chiede infine in un Inglese dal chiaro accento sudamericano -Posso sapere perché?-

-Ho sentito che lei paga bene, Tarantula Nera, e io ho bisogno di lavorare.- risponde la giovane egiziana che si fa chiamare anche Cleo Nefertiti.

-Lo posso immaginare.- replica il boss del crimine argentino poi si rivolge alla donna bionda sdraiata alla sua sinistra che indossa un bikini microscopico di colore verde e occhiali da sole -Tu che ne pensi mi querida?[8] Possiamo accettare la sua offerta?-

-Sei tu il capo, Luis.- risponde la donna, chiaramente un’americana -Se la ritieni utile, perché no?-

-E tu, Domingo, cosa dici?-

            L’uomo in piedi accanto a Tarantula Nera, lunghi baffi, carnagione bruciata dal sole, occhiali scuri, che indossa una camicia hawaiana e pantaloncini Bermuda, replica:

-Ho sentito parlare di Aspide, jefe.[9] È una donna dai molti talenti, alcuni evidenti, altri più nascosti. Se è sincera, potrebbe esserci molto utile.-

-Muy bien.-[10] conclude Tarantula Nera -Ti concederò un’opportunità, una prova. Accompagnerai la mia amica Charlotte in una missione di recupero. Domingo vi farà da scorta.

            E mi terra d’occhio nel caso dovessi fare qualche mossa falsa, pensa Aspide. Poco importa: so come trattare quelli come lui.

 

            Il posto assomiglia ad un tempio shintoista ma all’interno si rivela tutt’altro, una perfetta copertura per una sede del Naikaku Jōhō Chōsashitsu, l’Ufficio Informazioni e Ricerca del Gabinetto, comunemente detto Naichō, ovvero il servizio segreto giapponese, pensa Clive Reston

            L’uomo che li accoglie non sembra molto giapponese, troppo chiara la sua pelle e troppo più alto della media

-Benvenuti in Giappone, miei cari amici. Spero vi ricordiate di me: sono Taro Suzuki ma voi mi avete conosciuto come James.-

            Seguono saluti ed inchini poi Suzuki dice:

-Ora ci faremo servire un po’ di cibo e del sakè poi parleremo del comune problema che ci affligge.-

            Il solito, complicato cerimoniale giapponese, pensa, sospirando, Clive.            Rivolge un‘occhiata ai suoi compagni: com’era prevedibile, Black Jack Tarr sta già sbuffando e Leiko Wu e Shang Chi sono semplicemente imperturbabili. Sono evidentemente abituati a questo genere di cose, visto il loro retaggio orientale.

            Cibo e sakè bollente sono serviti da efficienti e graziose cameriere in abito da geisha, probabilmente anche loro agenti del Naichō come l’attraente ragazza di sangue misto che li ha accompagnati fin lì e che ora siede a destra di Suzuki. Ha detto di chiamarsi Mimy Oshima, un nome non del tutto vero, presume Reston, visto che, per quanto ne sa, Mimy non è un tipico nome femminile giapponese od orientale in genere, ma potrebbe sbagliarsi.

            Come se gli avesse letto nel pensiero, Suzuki dice:

-Ho mandato la bella ed efficiente Mimy ad accogliervi per due motivi: il primo era che mi aspettavo che foste sorvegliati ed ho preferito non farvi andare al vostro hotel ma farvi venire direttamente qui invece che al quartier generale del Naichō. C’è una buona probabilità che i nostri nemici non sappiano di questo posto… ancora .-

-Ed eravate sorvegliati in effetti.- interviene Mimy -Me ne sono accorta subito ed ho avvertito immediatamente una nostra agente libera che è entrata in azione poco dopo la nostra partenza dal’aeroporto.-

            Agente libera, un eufemismo per indicare una mercenaria abitualmente non sul libro paga dei servizi segreti ma utilizzata quando serve. Sempre più interessante: perché Suzuki si serve di gente che non appartiene al suo Servizio?

-E qual è il secondo motivo per mandare lei?- chiede Leiko -Spero che non sia perché Clive ha un debole per le belle ragazze, specie se orientali.-

            Suzuki ride e replica:

-Non sarebbe il solo, questo è certo. La verità è che so di potermi fidare incondizionatamente di lei e per più di un motivo. Abbiamo molto in comune io e lei: mio padre era Inglese e la madre di Mimy Coreana. Se gli occidentali sono tollerati, i Coreani per i Giapponesi sono feccia.-

-E dei pericolosi concorrenti nel campo delle auto e dell’elettronica.- aggiunge Clive.

-I Cinesi sono considerati più dei Coreani ma comunque ancora oggi non è facile la vita per chi è di sangue misto come me.- interviene Leiko.

-Esattamente.- replica Suzuki -Io e Mimy abbiamo dovuto faticare parecchio per arrivare dove siamo ora e all’interno del Naichō e dello stesso Governo non sono pochi che non hanno gradito la mia nomina a capo di quest’operazione. Mimy è una delle poche amiche che ho qui dentro.-

            E te la sei anche portata a letto, questo è certo, pensa Leiko ma se lo tiene per sé.

-Ma ora veniamo al motivo per cui siete qui in Giappone: le attività della donna che si fa chiamare Ho Suwan ma che voi conoscete come Artiglio di Giada.-

-Finalmente.- si lascia sfuggire Tarr mostrando la sua impazienza.

            Suzuki lo ignora e prosegue:

-Ufficialmente è qui come C.E.O.[11] del Wai-Go Investments Group, la società di Hong Kong che è il paravento legale delle sue attività. È arrivata in compagnia di due uomini. Che conoscete bene: il primo è il capo delle sue guardie del corpo e il secondo è ufficialmente un funzionario del Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese.-

            Passa loro delle foto. Tutti riconoscono immediatamente i due uomini ritratti ma è Shang Chi a dire per primo i loro nomi:

-Mio fratello Ombra Mobile e il Gatto. Nulla di buono può venire da una simile alleanza.-

            E di questo sono convinti tutti.

 

 

4.

 

 

            L’aereo della Justice Inc. atterra all’aeroporto della capitale del Wakanda e l’Uomo Scimmia dice:

-Non so se è stata una buona idea, Paladin: io e Malizia non siamo esattamente i benvenuti qui, anzi, a dirla tutta, è probabile che ci aspettino le prigioni.-

-Prospettiva non allettante, lo riconosco…- replica Paladin -… ma migliore dell’essere abbattuti dagli aerei di Crocodile.-

-Tu e Nakia non dovete preoccuparvi.- interviene Abner K’auna -Quest’aereo batte bandiera dello Zilnawa e nessuno vi toccherà senza il mio permesso… permesso che non darò mai.-

-Il che vuol dire che dovremo rimanere a bordo per tutto il tempo che resteremo in Wakanda.- ribatte M’Baku in tono cupo -Non è una gran prospettiva, non lo pensi anche tu, Nakia?-

            La donna nota anche come Malizia non risponde. Qualunque cosa pensi mentre da un finestrino osserva il suo paese natio, non lo condivide con nessuno.

            All’aereo si avvicina una delegazione composta da un uomo alto e magro con barba e capelli bianchi vestito all’occidentale, un altro uomo anziano vestito con le vesti tradizionali wakandane che stringe nella mano destra un bastone, un uomo dalla barba e capelli neri ed infine una ragazza molto giovane.

            Mentre tutti, a parte M’Baku e Nakia, scendono dall’aereo, l’uomo alto dall’aria autorevole prende la parola:

-Benvenuti. Io sono S’Yan, Principe Reggente di Wakanda in attesa del torneo che determinerà il nuovo sovrano dopo che T’Challa ha declinato di riprendere il trono.[12] Con me ci sono il Primo Ministro N’Gassi, il Principe Khanata e la Principessa Shuri, sorella minore di T’Challa.-

-La quale pensa che è il momento che Wakanda abbia finalmente una regina nonostante quello che pensano mio zio e N’Gassi.- interviene la ragazza.

            S’Yan le dà un’occhiataccia e replica:

-Nessuna preclusione ad una donna come Pantera Nera, Shuri. Dimentichi forse tua zia Zuni? Ma se vuoi il trono, dovrai sconfiggere in combattimento gli altri pretendenti, come chiunque altro.-

-Ed è quello che farò.- ribatte orgogliosamente Shuri.

            S’Yan si rivolge di nuovo agli ospiti:

-Dovete scusare l’esuberanza di mia nipote. Ora parliamo di voi. Sarete nostri ospiti finché non sarete pronti a ripartire. Devo dire che io e tutto Wakanda siamo contenti che il Presidente K’auna sia finalmente libero. Il Dabar dovrà pagare per quest’indegnità.-

-Purché non si confonda il popolo del Dabar coi suoi governanti.- replica Abner K’auna -Le vere responsabilità sono di Akua Kirabo e del suo alleato Joshua N’Dingi.-

-Le sue parole le fanno onore, Presidente K’auna, ma avremo tempo per parlarne, ora seguitemi, vi condurrò ai vostri alloggi. Avrete bisogno di riposo sia lei che i suoi Campioni dopo la lunga ed ingiusta prigionia. Stasera, poi, ci sarà un banchetto in vostro onore.-

            Un bel cambiamento dagli ultimi tempi, pensa Paladin con un lieve sorriso.

 

            L’uomo entra puntuale nel magazzino che ufficialmente appartiene ad una società di import-export e non è sorpreso di trovarci già la donna che doveva incontrare. Sa benissimo che Elektra è in grado di entrare dovunque voglia per quanto ben difeso sia il luogo in questione.

-Non mi dica che ha già portato a  termine la missione.-

            Elektra getta sul tavolo tre brandelli di tessuto nero con sopra disegnato un teschio bianco. Sono tutti macchiati di sangue.

-Portare qui le loro teste sarebbe stato più complicato.- spiega.

-Ne convengo.- replica l’uomo -E ci avrebbe lasciato con la seccatura di dovercene sbarazzare. Credo di potermi fidare. Faccio subito accreditare il resto del suo compenso.-

            Mentre l’uomo smanetta con il computer, Elektra dice:

-Di solito è così.-

-Cosa?- fa l’uomo alzando la testa.

-Di solito quando dico di aver ucciso qualcuno, l’ho ucciso davvero, ma a volte ci sono circostanze particolari.-

-Di che sta parlando?-

-Le dispiace accendere la TV? Dovrebbe essere l’ora.-

            Perplesso l’uomo fa quello che Elektra gli chiede. Dopo pochi istanti, sullo schermo dell’apparecchio, sintonizzato su un canale di notizie, appare una faccia ben nota ai due spettatori.

<<… il Senatore Kelly ha quindi rivelato di essere stato sotto protezione federale in attesa che chi lo voleva morto fosse smascherato e assicurato alla giustizia, cosa avvenuta stamani, quando un’unità del F.B.S.A. integrata da personale di altre agenzie federali e dalle forze di polizia locali ha fatto irruzione in quello che potremmo definire un covo segreto di un’organizzazione ancor più segreta. I particolari dalla nostra. A te la linea, Megan …>>

            Sullo schermo appare una giovane donna bionda coi capelli acconciati a coda di cavallo. La scritta che appare sotto di lei dice: Megan McLaren.

<<Grazie Phil. Mi trovo in Virginia, non lontano dalla sede della C.I.A. dove…>>

            L’uomo non ascolta più le parole della giornalista e si volta verso Elektra.

-Che… cosa vuol dire questo?-

-Mi sembra ovvio.- risponde, sorridendo, la ninja -Le mie presunte vittime sono in realtà tutte vive. Potrà sembrarle strano, a me lo è sembrato, ma il Dipartimento di Giustizia mi ha ingaggiato per infiltrarmi nel Consorzio Ombra in cambio della cancellazione di tutte le inchieste nei miei confronti. Ho accettato naturalmente, mi intrigava l’idea di giocare dalla parte della legge.-

-Pagherai per questo, lurida p…-

-Ahi, ahi, che linguaggio. Dubito che pagherò: il Consorzio Ombra è morto ormai. Proprio adesso sono in corso operazioni per smantellarne le strutture.[13] Temo che i suoi capi abbiano altro per la testa… e ora tocca a lei.-

            L’uomo afferra il suo cellulare ed Elektra sorride ancora dicendo:

-Temo che i suoi uomini di guardia siano tutti morti. Ha provveduto un gruppetto di mie amiche guidate da lei.-

            Dall’ombra esce una donna dai lunghi capelli neri che veste una calzamaglia verde.

-La mia amica Suspiria.-prosegue Elektra -La conosce, vero?-

-La mia fama spesso mi precede.- commenta, caustica, la donna.

-Ho garantito al mio vecchio amico Foggy Nelson[14] che non avrei ucciso nessuno durante quest’operazione, ma non ho garantito per lei.-

            Suspiria mostra la mano destra che impugna una pistola con silenziatore. L’uomo ha appena il tempo di emettere un grido prima che il proiettile gli trapassi il cuore. La killer italiana gli si avvicina e gli spara un altro colpo alla nuca.

-Per buona misura.- dice.

            Lei ed Elektra raggiungono l’uscita senza guardarsi indietro.

 

            A Georgetown, capitale della Repubblica Cooperativa della Guyana, una ragazza di colore gira un angolo e non vede nulla: l’uomo che stava seguendo è semplicemente scomparso. Deve essersi ficcato in una delle case vicine, ma dove?

            Improvvisamente si sente afferrare alle spalle, un braccio forte le serra la gola mentre una mano fa oscillare davanti al viso un machete.

            Una voce d’uomo le si rivolge in un misto di Inglese e Spagnolo:

-Credevi davvero che non mi sarei accorto di essere seguito, chica?[15] Tante ragazze a darsi il cambio ma io non son uno stupido e vi ho individuate. Ora, se non vuoi che ti stacchi subito la testa da quel bel collo col mio machete, mi dirai per chi lavorate.-

            Vanessa Carlysle alias Copycat comincia a pensare di essere in un grosso guaio.

 

 

5.

 

 

            Georges Batroc si avvicina al portone del castello di Coy. Veste il suo caratteristico costume e sembra ignorare le armi che le guardie puntano su di lui.

-Scusate, mes amis, è questo il casinò?- chiede.

            Gli sgherri dicono qualcosa in una lingua che Batroc non capisce ma è evidente la loro ostilità. Il rumore di spari dall’interno li distrae e Batroc salta abbattendone due con un doppio calcio.

            Gli sparano ma lui balza ancora verso l’alto poi fa una capriola e ne colpisce un altro. Si getta a terra proprio mentre un uomo alle sue spalle spara di nuovo colpendo un compagno davanti a lui. Batroc spinge le gambe all’indietro e sferra un calcio a piedi uniti all’avversario stendendolo.

            Balza in piedi proprio mentre il portone si apre.

-Magnifique!- esclama e si getta oltre la soglia.

 

            Il Commodoro Sir Lancelot Frederick Herbert Christopher Hunter KG[16] OBE[17] è un uomo dai capelli biondo cenere ed occhi di ghiaccio che veste un sobrio gessato scuro e come se appartenesse ad un'altra epoca porta in testa una bombetta ed impugna un ombrello. Ad occhi superficiali sembrerebbe solo un comune burocrate che torna a casa dopo una dura giornata di lavoro a Whitehall[18] che in fondo è quello che è nel suo ruolo di Presidente Del Joint Intelligence Committee, l’organo del Governo di Sua Maestà che supervisiona i servizi di intelligence della Nazione.

            Appena entra nel suo appartamento a Mayfair, il suo istinto lo avverte di qualcosa che non va. C’è troppo silenzio perfino per una casa vuota

            Dal buio emerge una lama ma non colpisce il bersaglio perché Hunter si è già spostato. Con un’agilità insospettabile a vederlo si è gettato a terra proprio mentre un uomo finora nascosto gli si lancia contro uscendo dall’ombra impugnando una lama ricurva. Prima che possa colpire ancora, Hunter ha premuto un pulsante sull’impugnatura dell’ombrello. Si ode un “plop” e l’uomo cade a terra, la gola trapassata da un piccolo dardo.

            Hunter sente un altro rumore e rotola su se stesso evitando di misura un altro coltello, poi afferra la sua bombetta e la lancia contro un altro avversario che sta correndo verso di lui brandendo quello che sembra un kriss malese. La bombetta raggiunge l’arteria femorale dell’uomo tranciandola di netto e lui cade urlando.

-Dovrei ringraziare Sir James per avermi suggerito l’idea.- borbotta Hunter alzandosi in piedi.

            Improvvisamente qualcosa si avvolge attorno al suo collo, una specie di garrota. Con un movimento repentino Hunter fa volare l’aggressore sopra la sua testa. L’uomo piomba contro una finestra, la sfonda e con un grido precipita al suolo sottostante.

-Gente in gamba, ma non abbastanza.- commenta Hunter -Direi che mi hanno sottovalutato.-

            Forse i suoi avversari non sapevano che prima di ricoprire il suo attuale incarico Lance Hunter è stato prima nello Special Boat Service[19] e poi agente operativo del MI5, il Servizio di Sicurezza Interna e dell’effimero S.T.R.I.K.E.,[20] grave trascuratezza da parte loro.

            Ma se qualcuno ha mandato una squadra di assassini per uccidere lui, allora forse… senza perdere tempo Hunter prende il cellulare. Forse è già troppo tardi, ma non può permettersi di pensarci.

 

            Il Detective Michael Morissey, attualmente nel team di investigatori della Procura Distrettuale della Contea di New York,[21] si sveglia e non è particolarmente sorpreso di vedere Elektra Natchios seduta ai bordi del suo letto. Ormai si sta abituando a queste visite notturne anche se non sono mai per il motivo che a lui piacerebbe.

            Elektra sorride maliziosamente e dice:

-Beh, Morissey… come dite voi americani: hai una pistola sotto il lenzuolo o sei solo felice di vedermi?-

-Cosa… cosa vuoi Elektra?- chiede, imbarazzato, l’uomo.

-Volevo solo avvisarti che ho portato a termine il mio compito: la cellula del Consorzio Ombra in cui mi ero infiltrata non esiste più. Puoi riferirlo ai tuoi capi e dir loro che mi aspetto che facciano la loro parte.-

-Glielo diro… domattina.- mormora Morissey.

            Elektra si avvicina alla finestra, poi si ferma e si gira.

-Stanotte non voglio restare da sola.- dice -Credo proprio che vedrai realizzati i tuoi sogni proibiti Morissey… Michael .-

            Sotto gli occhi dello sbalordito poliziotto comincia a sfilarsi il costume.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Ancora una volta poco da dire, quindi non perdiamo tempo:

1)    L’agente del servizio segreto giapponese Mimy Oshima è basata (per non dire copiata -_^)  sull’omonimo personaggio creato da Stephen Gunn, alias Stefano Di Marino, nei suoi romanzi del Professionista pubblicati su “Segretissimo”.

2)    Abner K’auna, lo Zilnawa, il Dabar, Akua Kirabo e concetti collegati sono tutte creazioni di Valerio Pastore che ringrazio sentitamente per avermene concesso l’uso.

            Nel prossimo episodio: Cigno Nero, Elektra, Clive Reston, Shang Chi, l’Agente, e tanto altro tra Giappone, Cina e Sud America.

            Non mancate.

 

 

Carlo



[1] Con tante scuse a Mogol & Battisti. -_^

[2] Come ben sa chi legge anche Gli Incredibili X-Men e X-Men.

[3]Ovvero negli ultimi tre episodi.

[4] No, la supereroina membro dei Vendicatori non c’entra niente. WASP è l’acronimo di: White Anglo-Saxon Protestant. Bianco, Anglosassone Protestante. Paradossalmente Wasp non è una WASP perché le origini della sua famiglia sono olandesi. -_^

[5] Vale a dire nell’episodio #87.

[6] Alias il Principe degli Orfani, una delle Sette Armi Immortali.

[7] Vedi Lethal Honey #20.

[8] Mia cara in Spagnolo.

[9] Capo in Spagnolo.

[10] Molto bene in Spagnolo.

[11] Chief Executive Officer.

[12] In circostanze che attendono ancora di essere narrate.

[13] Su Capitan America #85 e Iron Man #84.

[14] Spero sappiate chi sia.

[15] Ragazza in Spagnolo.

[16] Knight of the Garter, Cavaliere della Giarrettiera, la più alta onorificenza inglese.

[17] Officer of (the Order of) the British Empire.

[18] Sede del Parlamento Britannico e di molti uffici del Governo che rispondono direttamente al Primo Ministro sono .

[19] Equivalente britannico dei Navy SEAL americani ed anzi ispirazione per gli stessi.

[20] Una sorta di versione tutta britannica dello S.H.I.E.L.D.

[21] Altrimenti nota come Manhattan.